Forse è un sogno, forse un timore immaginario. Magari è solo la scena di un film che ho visto anni fa o una fiaba in cui mi sono immedesimato troppo.
Insomma ho questa scena di me che decido di dare una festa per il mio compleanno. Roba grossa eh, ché quando io decido di festeggiare non bado a spese...devo celebrare come cristo comanda.
Faccio un giro nel condominio, avverto tutti che ci sarà del gran movimento, il dj suonerà roba tosta, marcette remixate piene di tunz-tunz-tunz, arriveranno migliaia e migliaia amici e si esibiranno in una sorta di coreografia simultanea e sincronizzata, tipo uno di quei flashmob che vanno tanto su Youtube.
Ci saranno fuochi d'artificio, vecchie zie carampane acchittate di tutto punto, sul balcone forse forse allestisco un palchetto d'onore con quelli a cui voglio più bene per godersi lo spettacolo.
Ovviamente tutti sono invitati quella sera ad entrare e bere un calice alla mia salute, la porta sarà aperta.
Tutti sono contenti, tutti mi stimano e amano e non vedono l'ora di tirarmi le orecchie e cantarmi gli auguri.
Solo che a questo punto succede una cosa: mentre sono attaccato al telefono a ordinare la mia millefoglie alla frutta nella pasticceria più costosa che trovo sulle Pagine Gialle, sento un tonfo dall'appartamento del vicino. Poi più nulla, per minuti e minuti non si sente più niente.
Lo incontro il giorno dopo alle cassette della posta, il mio vicino di pianerottolo. Ha la faccia tirata e gli occhi tristi e cerchiati di scuro. Mi racconta che la nonna, che abita con lui, nel tentativo di prendere un grosso tegame su una scaffalatura alta, se l'è tirato addosso restandone investita e, scivolando ha battuto la testa ed è morta.
Ecco cosa era quel tonfo dell'altro giorno!, penso...che vecchietta troppo operosa, quella nonnina. Operaia, quasi. Troppo operaia. E adesso tanto morta.
Già che c'è mi chiede la cortesia di non dare più la mia festa di compleanno, sai com'è, siamo sullo stesso pianerottolo, siamo vicini molto vicini.
Gli dimostro a parole e fatti che sono restio, che non ho intenzione di rimandare il mio party in pompa magna. Che insomma la prossimità fisica non è per forza di cose vera vicinanza.
Lui si indispone, ne fa una questione di principio. Nei giorni seguenti mobilità il palazzo, attacca volantini in giro per le scale, porta pure la questione nella riunione di condominio e il risultato è che la quasi unanimità dei condomini passano dalla sua parte: un gran vociare mi chiede di annullare la festa per rispetto a chi da poco se n'è andato.
In questa scena da film che si fa horror sul finale, in questo sogno che si fa incubo prima che io possa riuscire a destarmi, in questo ricordo lontano, vecchio e umiliante io faccio una cosa che mi appare assurda adesso che la scrivo: mi alzo in piedi e dico che la festa si farà, magari abbasso i decibel delle casse giusto per fare una atmosfera più lounge e che brinderò pure alla vecchia morta, ma tipo che davvero la penserò un casino tutto il tempo. E aggiungo che, comunque, una riunione di condominio come quella, non è il luogo in cui si può formare un legittimo dissenso, per cui io vado per la mia strada.
Ora io vi domando e chiedo: quanto sarei pezzo di merda se nella realtà io mi comportassi davvero così?
No, ma davvero, ditemelo forte e chiaro perché tra una scossa e l'altra io sento il bisogno che me lo diciate quanto farei venire il voltastomaco.
N.B. Riportato a più miti consigli da un lettore, da un amico e dal moroso (che proprio non se la sente di portarmi le arance in cella), decido di rimuovere la foto di apertura del post. Tra l'altro non un bel vedere...
Nulla cambia nelle convinzioni e nel testo che le rappresenta.