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Bologna, Italy
Ho 30-equalcosa anni, vivo a Bologna, mia città di adozione, assieme al mio compagno col quale ho messo su famiglia dall'agosto 2007 nonostante la legge non la pensi allo stesso modo. Per me questo blog rappresenta un palco virtuale da cui dar sfogo a pensieri, paure, desideri semi-inconfessabili e seghe mentali! Da qui mi aspetto la possibilità di confrontarmi con altre persone e prospettive...restate sintonizzati!

venerdì 21 maggio 2010

Cose buone dal mondo

Per chi se lo stesse chiedendo dopo essersi imbattuto nel titolo, no, non è un post finesettimanale su un formaggio spalmabile che sta tanto bene con le verdurine tagliate sottili sottili sottili che non puoi dire di no.
Oggi mi va di rendere omaggio alla memoria, di restituire uno spazio al ricordo di fatti pubblici e privati di una qualche importanza, di tuffare le mani nei ricordi miei e di persone che non conosco se non tramite i caratteri che queste hanno messo in bell'ordine e lasciato fluire nel web sperando che, tra schizzi e flutti, potessero giungere a certi lidi.

Con la prima onda grossa di stamattina, mi è arrivata la mail di una collega che mi segnalava il bell'articolo di Concita De Gregorio sull'Unità di ieri. Lo trovo affascinante perchè riesce, in una commistione di amara ilarità e fermezza di memoria, a ricordarci i misfatti vecchi e nuovi di questo governo, fatti inenarrabili se non fossero davvero accaduti, che ci stanno narcotizzando con un continuo bombardamento barbarico. Vi invito a prendervi due minuti per leggerlo perchè se è vero che da domani anche noi, prima bisogna fare in modo che quel domani ci sia e abbia un senso viverlo.

L'altamarea s'è ormai ritirata e ha lasciato sulla mia spiaggia una cosina curiosa, colorata e traslucida come un pezzo di vetro levigato piano piano dalle onde. E' una idea. Un'idea rubata a Pier. Al quale, a sua volta, l'aveva ispirata Oscar.
Adoro le influenze reciproche, le ispirazioni, il gioco del passaparola e del telefono senza fili che fa accostare bocche e orecchie di una catena di persone nel tentativo di portare un messaggio lontano e nella sua forma più autentica.
Siamo i figli del nostro tempo e adesso il gioco non si fa più con sfioramenti labiali e sussurri veloci (che peccato, però!) e la contaminazione viaggia byte dopo byte.
Eccola l'idea: ciascuno racconti, nel suo blog o in quello ospite di uno di noi che intende partecipare al progetto, la breve storia di qualcosa che è importante o che lo è stato. Di qualcosa che gli è stata trasmessa, donata, che ha ricevuto in lascito o che ha conquistato. Ma che sia qualcosa che gli preesisteva e che molto probabilmente avrà una sua storia che andrà anche oltre la sua vita. Raccontatela come e dove volete ma diamo il via a una cosa corale, a una comunanza di impegno e intenti.
Segnalate nei commenti a questo post dove è possibile reperire il vostro racconto, la vostra storia compartecipata, o lasciatelo proprio qui. Se non avete uno spazio virtuale vostro, vi presto la mia spiaggia per fare arrivare le vostre onde.

Comincio io dicendovi un pò della mia casa.
E' all'ultimo piano di una palazzina molto vecchia, anno di costruzione 1938. Mi fa sempre un certo effetto raffrontare la sua vita con le esistenze di quelli che conosco e amo: la casa in cui vivo c'era da molto prima dei miei genitori e, nonostante i numerosi inviti a salire su a farne la conoscenza, ancora non si sono mai incontrati... E' una casa molto speciale, piena di vibrazioni positive e storie che, se sai ascoltarle, arrivano fino a te.
Tanto per dirne un paio, le cantine del seminterrato sono state utilizzate come rifugio di quartiere della Bolognina durante la seconda Guerra Mondiale. C'è ancora il cartello storico affisso a una parete: RIFUGIO! a ricordare che casa mia ha forse salvato anche qualche vita, pensa un pò che casa eroica che ho.
E poi casa mia è anche un pò illegale...e come poteva essere altrimenti? Una volta infatti era molto più piccola, e terminava, in fondo, col bagno. Nel 1961, in barba al buon senso e alle norme antisismiche (vai a sapere se c'erano all'epoca), viene costruito un altro corpo di fabbrica gemello ed aderente alla palazzina originaria. Anche i solai erano alla stessa altezza, centimetro più, centimetro meno. Un geniaccio, chissà chi, ha comprato anche l'appartamento allo stesso piano della nuova costruzione e, senza farsi scrupolo di bucare un muro portante, ha unito i due appartamenti. Diversi anni e tramezzature dopo, io mi ritrovo con tutta la casa nella palazzina vecchia, mentre la mia grande alcova è nella nuova...
Quando mi ci sono imbattuto nel febbraio 2007, alla prima visita con l'agente immobiliare, nonostante fosse messa male e completamente diversa da come poi l'ho sistemata con Marco, ho subito sentito che era casa mia, la prima casa che avrei acquistato.
Era abitata da due anziani testimoni di Geova che però si sono dimostrati cordiali e non sospettosi. Sarà perchè mentre bevevamo il the ho tenuto a freno il mignolino...
Non so quanto ci staremo, non so quante persone abbia ospitato e quante ne verranno dopo.
Quando sono da solo a casa, la guardo e provo a farmi dare qualche anticipazione. Ma la mia casa non disvela nulla di quello che sarà, come una vecchia signora d'altri tempi, sa tenere celati certi segreti.

14 commenti:

El novio ha detto...

Sarà meglio che ci diamo una mossa subito per cambiare davvero in meglio, perchè altrimenti il papi ci sistema definitivamente. L'idea che lanci mi piace. Devo pensarci. Buon we!

Massi ha detto...

Buon weekend a te, Culo di granito e Manine impertinenti! ;)
aspetto di leggere il tuo racconto caro novio!

Unknown ha detto...

che bello, un post di venerdì! e pure con una bella storia!

l'articolo di concita è triste e giusto. solo che ha ragione. io alla politica non credo più. e non perhè non creda ai politici, ma perchè non credo più agli italiani.

quanto al resto, se potessimo soffiarcele nelle orecchie le nostre storie sarebbe meglio, ma i blog ci uniscono da lontano. le nostre vite non si sarebbero mai sfiorate senza. strano no? ora penso ad una storia mia. nel frattempo mi godo la tua, e immagino la vostra casetta matta, un pezzo antica e un pezzo moderna, centimetro più, centimetro meno.

Barone ha detto...

Bella l'idea e bella la svolta sentimental/nostalgica pre week-end. Mi piace il fatto che sia una cosa corale, e mi piace il fatto che possa essere qualcosa che ci lega un po' di più, seppur siamo lontani l'uno dall'altro. Ci penserò e - non avendo ovviamente un blog - se riuscirò a scrivere qualcosa di interessante, approfitterò volentieri della tua generosa ospitalità... posso approfittare un po' di te, vero Massi? Tu permetti? ;)

Francesco Eftapelagos ha detto...

per quanto riguarda la'rticolo, beh, ...è una vita che mi sbatto contro i mulini a vento ...a volte penso a quanto sono stanco e a quanto tempo ho in effetti sprecato, perchè non ho ottenuto niente.
Ma a non far niente mi sarei reso loro complice, e allora non avrei potuto neanche dormire!

Per quanto riguarda la tua idea... ecco... io vorrei lasciarti qui il mio racconto perchè se la metto nel mio blog, rischio di metterci delle ore... bello il racconto della tua casa, ho sempre pensato alla storia quando vedevo certe case, magari con delle porte murate, o quelle abbandonate da esplorare, chiuse da chissaquando...
...la storia...
...una cosa curiosa che le persone a cui voglio molto bene mi hanno lasciato, sono gli orologi:
mia nonna paterna, è rimasta vedova perchè il mio nonno, ha contratto una malattia mentre era in guerra in Libia (non doveva andarci, ma qualche fascista lo trovava antipatico), e da vedova ha cresciuto sei figli (e ne ha sotterrata una) e tenuto con se la suocera, ed un fratello che non poteva badare a se stesso, e mi ricordo di quando andavo a trovarla la domenica... ogni volta mi raccontava qualcosa dei suoi tempi... una volta mi ha mostrato l'orologio che le FS le avevano lasciato quando è andata in pensione (era casellante) ed era lo stesso cipollone con cui badava e scriveva e trasmetteva gli orari dei treni che passavano quando ancora la tecnologia non c'era...
Inciso dietro c'era il simbolo delle ferrovie con una locomotiva ed una ruota alata sullo sfondo.
Si ricordava di quando segnò con quell'orologio il ritorno di suo marito col convoglio di militari malati e feriti, rimpatriati nell'autunno del '41.
Mia nonna è morta quasi dieci anni fa... e quando i suoi figli si sono riuniti per le classiche circostanze dopo il funerale, mia zia, andò da mia mamma mentre mio padre parlava con le altre sorelle e fratelli e le disse "mia mamma ha detto di lasciarlo a Francesco" e le passò l'orologio.
Quando mia mamma me lo ha detto e me lo ha mostrato, mi commossi molto... adesso lo custodisce lei..
Un altro orologio me lo aveva regalato il mio ragazzo... lo portavo sempre al polso e quasi quasi non me lo toglievo mai.
La nostra relazione era nascosta agli occhi di tutti, nel Regno delle due sicilie non poteva non essere che così... quell'orologio è l'unico ricordo che ho di lui.
Non è un orologio di pregio, l'ha preso ad una bancarella quando siamo stati in vacanza insieme nell'estate del 2003. Ha una cassa piuttosto pesante e sia le tacche dei numeri che le lancette sono fosforescenti, e lo scorrere dei secondi si sentiva nel silenzio della notte... era come sentire il suo respiro nella notte.
Non potendo nascondere fotografie, quell'orologio è tutto.
Il ricordo di quando in quella stessa estate, passeggiavamo sulla spiaggia e poi ci accomodavamo fra i frangiflutti del porto di Villa San Giovanni, quando era ormai buio e ammiravamo le luci di Messina rispecchiate sullo Stretto e ci baciavamo teneramente, abbracciati...
Quando ha smesso di funzionare ho in parte rivissuto il senso di perdita, e quando l'orologiaio mi disse che non riusciva a ripararlo, ho comprato una scatolina e l'ho riposto con cura lì.
Lo custodisco come la cosa più preziosa.
Questi due orologi esisteranno anche quando non ci sarò più ma non so e non riesco a immaginare a quali mani passeranno, ma vorrei tanto poter tramandare ai posteri la storia e le emozioni di cui sono testimoni.
Adesso stacco perchè ce ne sarebbero di cose da dirne, ma in tutta sincerità non ci riesco, ho trattenuto delle lacrime e adesso scappo in bagno.
Buonanotte

Massi ha detto...

Oscar: aspetto l'invito per passare a leggere la tua storia sulla tua spiaggia. Mi raccomando, niente topless! :)

Barone: son qui apposta per darti ospitalità! approfitta, approfitta! ;)

Francesco: però, che storie...mi hai commosso per davvero. grazie di essere entrato così profondamente in sintonia con l'intento del post..

Barone ha detto...

Dunque, ieri il Prof. Massi ha assegnato un compitino da svolgere a casa, ed io da bravo allievo e seguace delle lezioni di vita del satirissimo professore mi accingo a svolgerlo. Premetto che per carattere io non mi lego quasi per nulla alle cose o ai luoghi, ma alle persone, e che per pudore tendo a tenere custoditi dentro di me, quasi per proteggerli, i ricordi che mi toccano troppo nel profondo. Tuttavia, pensando a cosa raccontare mi è venuto in mente quanto è successo proprio di recente, verso la fine dell’inverno. Tornato a casa dai miei per qualche giorno, a seguito dell’ennesima lamentela di mia mamma di guardare tra le cose rimaste nella mia vecchia camera per liberarla un po’, mi sono messo a frugare nei miei cassetti. Ad un certo punto ho trovato una elegante sciarpa di finissima lana, molto classica e very british, dal tipico disegno scozzese di colore blu scuro e verde bottiglione. Sorpreso in quanto non me la ricordavo tra le sciarpe che avevo da ragazzino, l’ho tolta dal cassetto e l’ho indossata subito, con l’intenzione di farla vedere a mia mamma per dirle che l’avrei portata via: non ho fatto a tempo ad aprire la bocca, che mia madre è praticamente sbiancata in volto e mi ha chiesto come mai avessi comprato proprio una sciarpa come quella. Quando le ho spiegato che non l’avevo comprata, ma che l’avevo trovata in fondo ad un mio cassetto, questo è quello che mi ha raccontato. Quella era stata l’ultima sciarpa che mia nonna materna aveva comprato per regalarla a mio nonno, che l’aveva vista in un negozio, gli era tanto piaciuta, ma non aveva voluto entrare a comprarla perché costava troppo: il nonno, però, non l’aveva mai indossata, perché si era improvvisamente malato e di lì a poco se ne era andato. Mia nonna ha tenuto quella sciarpa per tanti anni, indossandola qualche volta solo i primissimi tempi perché le ricordava il nonno, fino a che l’aveva poi riposta in uno dei suoi cassetti conservandola come ricordo. Quando dopo molti anni è morta la nonna, mia mamma ha tenuto per sé i ricordi di famiglia, ed ha regalato tutti i vestiti, la biancheria e le cose di casa di uso comune di mia nonna a delle persone anziane che vivevano vicino a casa nostra, e che non avevano molto di che vivere.
Mai si era accorta che quella sciarpa era rimasta, né riesce a spiegarsi come quella sciarpa sia arrivata in casa nostra, tanto meno nei cassetti di camera mia, né come per almeno quindici anni nessuna abbia mai visto quella sciarpa, con tutte le volte che ha messo ordine nei miei cassetti. Quella sciarpa, che piace proprio a tanti al punto che mi hanno spesso chiesto dove l'avessi acquistata, e che punge pure un po’ sul collo perché è fatta con reale pura lana vergine di quella che si usava una volta, ora è diventata una delle mie sciarpe preferite, una di quelle che mi tengono più caldo ... ma in realtà ho il fondato sospetto che non dipenda molto dal materiale di cui è fatta ...
Che ne sarà della sciarpa dopo di me non riesco ad immaginarmelo: forse cingerà il collo di qualche altro vecchietto bisognoso ed infreddolito.

p.s.: mi fa piacere condividere con te anche il nome - stranissimo, ma che ho sempre molto amato - di mio nonno, che si chiamava Pilade.

Massi ha detto...

Barone, è una storia davvero bellissima. leggere del mistero della sciarpa mi ha riempito di consapevolezza che a volte c'è spazio per momenti magici nella nostra vita e sta a noi coglierne i segni e i significati... grazie davvero! promosso a pieni voti! ;)

El novio ha detto...

Il tema proposto da Massi mi trova particolarmente sensibile eppure, tra i possibili oggetti e ricordi ricevuti dal passato e che mi sopravviveranno, preferisco pensare qualcosa che non c'era prima di me, ma che resterà sicuramente da qualche parte dopo di me. E' il cipresso che abbiamo in terrazza, che è con noi da 10 anni esatti. L'ho acquistato che aveva più o meno l'età dei cipressini da lui generati 6 anni fa , tre dei quali sono ancora con noi, mentre gli altri "già hanno preso altre strade" e svettano (beh, all'incirca 150 cm) eleganti e solenni nei giardini di amici.Questa primavera a sorpresa ne è nato un altro, che ora è poco più di 4 cm. L'idea che il "mio" cipresso, essere vivente secolare, mi sopravviverà mi emoziona tantissimo. Prima o poi avrà una dimora definitiva in un bel giardino, il "nostro" giardino e continuerà a testimoniare, pur muto, questi nostri meravigliosi anni a chi resterà nel tempo.
Grazie alla recente Legge regionale che lo consente, i miei compa sanno già che ai suoi piedi, vicino alle sue radici, dovranno essere deposte le mie ceneri. Adesso è un po' patito perchè la vita in vaso non è certo l'ideale, ma anche col mio contributo (eh eh,jaja) diventerà magnifico. Quest'idea mi elettrizza, insieme alla certezza che qualcosa che continuerà a parlare di me nella storia resterà. Ovviamente la storia delle persone che mi sono care. E' il testimone che ci passeremo, finchè il ricordo di noi si perderà nel tempo. Mi piace troppo! (da Nel tempo)
Buona domenica!

Massi ha detto...

Bel racconto e...idea fantastica! garantisci a te stesso una sorta di immortalità e permetterai al ricordo di essere più saldo e duraturo. sei un grande novio.. :) ovviamente ne riparliamo tra 100 anni eh! ;)

Unknown ha detto...

fatto tesò!
che belle storie che avete tutti!! un piacere leggerle

Massi ha detto...

arrivooooo!!! ;)
hai proprio ragione, ha dato un enorme piacere anche a me leggere le storie di tutti quelli che hanno voluto fare della condivisione di un racconto una piccola fase della nostra vita. grazie ancora a tutti!

Pier ha detto...

ah uno sta via un uikkend e subito lo bombardano di cose da fffare... uffffaaa!!!

parola verifica Leone groaaarrrrr

Massi ha detto...

ecco Pier, datti da fare su! ;)

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