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Ho 30-equalcosa anni, vivo a Bologna, mia città di adozione, assieme al mio compagno col quale ho messo su famiglia dall'agosto 2007 nonostante la legge non la pensi allo stesso modo. Per me questo blog rappresenta un palco virtuale da cui dar sfogo a pensieri, paure, desideri semi-inconfessabili e seghe mentali! Da qui mi aspetto la possibilità di confrontarmi con altre persone e prospettive...restate sintonizzati!

martedì 2 marzo 2010

Lettera aperta

Ricevo e volentieri diffondo.

L'umiliazione a cui ci sottopone costantemente il volto istituzionale più autoritario del nostro paese e la rabbia contro l'inciviltà che ne deriva va montata, non taciuta.
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Lettera aperta al nostro Primo Ministro dalla scrittrice albanese Elvira Dones.


Anche in Albania la societa' civile si sta svegliando per migliorare la vita di tante persone.

Uno dei maggiore gruppi della societa' civile in Albania si chiama Mjaft (Basta!), e sta cercando di sollevare il loro paese dall'umiliazione subita anche dal nostro Presidente del Consiglio. Vedete il sito (in inglese o albanese se preferite!): http://www.mjaft.org/en/organizata.php

Dalla scrittrice albanese Elvira Dones ecco la lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle “belle ragazze albanesi”. In visita a Tirana, durante l’incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all’Albania. Poi ha aggiunto: “Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze”.

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Egregio Signor Presidente del Consiglio,
le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: “le belle ragazze albanesi”. Mentre il premier del mio paese d’origine, Sali Berisha, confermava l’impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che “per chi porta belle ragazze possiamo fare un’eccezione.”
Io quelle “belle ragazze” le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A “Stella” i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E’ solo allora – tre anni più tardi – che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.
Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell’uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l’utero.
Sulle “belle ragazze” scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un’altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E’ una storia lunga, Presidente… Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l’avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent’anni di difficile transizione l’Albania s’è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L’Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.
Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi.

10 commenti:

Unknown ha detto...

una lettera bellissima. un'ennesima figura di merda della quale non sentivamo nessun bisogno :-(

Enrico* ha detto...

Che tristezza... Un applauso ad Elvira Dones!!

Barone ha detto...

Eh sì, l'avevo letta, ma la stampa "democratica" italiana a dato poco o nessun risalto alla cosa (chissà come mai...).
Che dire, che ci siamo un po' rotti le palle di scusarci per cose che vengono dette o fatte da persone che non ci rappresentano personalmente, ma che (purtroppo) ci rappresentano istituzionalmente!

Tito ha detto...

Questo è uno dei tanti episodi che ci hanno resi ridicoli agli occhi del mondo. La cosa grave è che ci sono ancora così tanti cretini che ridono alle sue battute senza indignarsi. Li posso solo giustificare data la povertà della loro massa cerebrale, evidentemente nemmeno le capiscono.

Pier ha detto...

a me viene sempre più voglia di cambiare paese :-(

Anonimo ha detto...

dobbiamo subire lezioni di democrazia e legalità anche da paesi che fino all'altro ieri consideravamo terzo mondo. siamo veramente alla frutta!! mi vergogno di essere italiano

Unknown ha detto...

per impertinente: siamo noi che siamo sempre stati considerati (e secondo me a ragione) paese del secondo mondo, appena un pelo sopra il "terzo"!
abbiamo creato un'economia in grado di diffondere un benessere occidentale, tipicamente sbilanciato. ma a questo non è corrisposta mai un'educazione civica in grado di creare una coscienza comune di ciò che è giusto per la comunità, e cosa non lo è. siamo solo tanti individui, pronti a unirci quando ci fa comodo e a camminare da soli quando ci fa più comodo. e molti sono perfettamente in grado di passare sopra ai corpi degli altri, qualora serva.

io non mi vergogno che sia una donna albanese a dirci cosa sia civile. mi vergogno solo di scomparire in questo paese, perchè la mia voce non esiste.

Francesco Eftapelagos ha detto...

Tanto di cappello a questa scrittrice, di cui approfondirò la conoscenza!

Bimboverde ha detto...

Il nostro primo ministro non perde occasione per rivelare tutta la sua pochezza e la sua sconcertante mediocrità. A volte penso a quali saranno le conseguenze , nel tempo, della sua arrogante influenza sulle coscienze delle persone, sopratutto di quelle più giovani che praticamente hanno subito in maniera più massiccia il modello culturale da lui imposto attraverso i media che controlla.

aliaszero ha detto...

Lettera sconvolgente. Non l'avevo letta sui giornali...ti ringrazio per averla fatta arrivare fino a me...non c'è molto da dire...mi vergogno di essere rappresentato da un uomo con cui non riuscirei neanche a condividere un caffè. Io non l'ho votato. Io no. Almeno questo me lo ripeto nei momenti di disperazione. Un abbraccio.

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