No vabbè, in questo caso il post non lo scrivo... Incommentabilmente trash!
ATTENZIONE! Prima di cimentarti nella lettura di questo blog, leggi il prospetto informativo.
Informazioni personali
- Massi
- Bologna, Italy
- Ho 30-equalcosa anni, vivo a Bologna, mia città di adozione, assieme al mio compagno col quale ho messo su famiglia dall'agosto 2007 nonostante la legge non la pensi allo stesso modo. Per me questo blog rappresenta un palco virtuale da cui dar sfogo a pensieri, paure, desideri semi-inconfessabili e seghe mentali! Da qui mi aspetto la possibilità di confrontarmi con altre persone e prospettive...restate sintonizzati!
giovedì 30 settembre 2010
martedì 28 settembre 2010
E lo stupro è servito...
Io di televisione ne guardo davvero poca, sia per l'infima qualità di quello che quotidianamente viene vomitato dal tubo catodico, sia perché, evadendo il canone, la mia coscienza mi impone di guardarne comunque il meno possibile.
Ogni volta che mi imbatto in programmi come Il mercante in fiera o i dibattiti di Forum sul se sia lecito far ereditare la figlia illegittima avuta dal fratello del proprio labrador, faccio una espressione sconvolta e tutta arricciata come quando ho letto del romanticismo d'altri tempi che ha legato Lele Mora a Fabrizio Corona.
Tra i molti motivi che adduco all'invito a non guardare la tv, c'è quindi pure questo: fa venire le rughe!
Capita comunque che chi vi scrive, nonostante sia abbastanza navigato nei fatti della vita più scabrosi, così come chiunque abbia una certa dimestichezza col rimming anale, resti ancora sconcertato di fronte a certi parti dell'ingegno umano che definire porcate è voler usare un manieristico eufemismo.
L'ultima assurdità nella quale mi sono imbattuto è lo spot di un jeans che permette anche all'ultima gatta morta sulla piazza di realizzare un piccolo sogno pret-a-porter: lo stupro nel cesso della disco.
Per approfondire la ricerca vado sul sito di Angeldevil, il brand produttore di questa attenuante generica nei casi di violenza carnale sotto le mentite spoglie di un jeans, e trovo il filmato esplicativo. Ecco come funziona:
In pratica la squinzietta collega al PC la pratica chiavina in dotazione, la carica di numeri di telefono, indirizzi mail, IBAN, contatto MSN, profilo MySpace, XTube, sua nonna in carriola e tutto quello che pare indispensabile oggi per non essere definito asociale e, assetata di connettività anche quando dimena il culo sulla pista da ballo, va a cercare altri amici da aggiungere ai settemilaquattrocento che ha su Facebook.
Con la grande differenza che però questa è gente reale, ragazzi ormonici e 'mbriachi col cervello che gli stantuffa solo una idea fissa se, come nel filmato, ti ci strofini addosso come una con la labirintite alla fica (no, provate a dirmi che esagero dopo averla vista in azione dal minuto 2:20 in poi! Provateci!!!).
Questo spot mi fa venire voglia di diventare etero solo per sposarmi, fare una figlia, aspettare 16 anni che mi chieda di andare in disco con gli amici indossando quei jeans, per riempirle la faccia di ceffoni mentre le urlo "E io qui ti volevo brutta zozza!!! Vai a studiare il congiuntivo piuttosto!!!".
Ma possibile che adesso pure la moda debba giocare al ribasso coi giovani, offrendo come unico panorama culturale collettivo la necessità di rendersi popolari e ammiccanti e divorabili e connettibili sempre, 24 ore al giorno, spodestando, dal ruolo che le è proprio, la politica del modello berlusconiano e l'appiattimento dell'ultimo social network?
Ma se gira gira quella fine devi fa, non era tanto meglio il numero di cellulare scritto sulla parete del cesso invece di strusciare il culo su ogni pacco che ti ritrovi davanti come se ti prudesse per un attacco di emorroidi a grappolo?
"Perchè imparare a usare il congiuntivo quando sono così brava ad aprire il culo?"
Ogni volta che mi imbatto in programmi come Il mercante in fiera o i dibattiti di Forum sul se sia lecito far ereditare la figlia illegittima avuta dal fratello del proprio labrador, faccio una espressione sconvolta e tutta arricciata come quando ho letto del romanticismo d'altri tempi che ha legato Lele Mora a Fabrizio Corona.
Tra i molti motivi che adduco all'invito a non guardare la tv, c'è quindi pure questo: fa venire le rughe!
Capita comunque che chi vi scrive, nonostante sia abbastanza navigato nei fatti della vita più scabrosi, così come chiunque abbia una certa dimestichezza col rimming anale, resti ancora sconcertato di fronte a certi parti dell'ingegno umano che definire porcate è voler usare un manieristico eufemismo.
L'ultima assurdità nella quale mi sono imbattuto è lo spot di un jeans che permette anche all'ultima gatta morta sulla piazza di realizzare un piccolo sogno pret-a-porter: lo stupro nel cesso della disco.
Per approfondire la ricerca vado sul sito di Angeldevil, il brand produttore di questa attenuante generica nei casi di violenza carnale sotto le mentite spoglie di un jeans, e trovo il filmato esplicativo. Ecco come funziona:
In pratica la squinzietta collega al PC la pratica chiavina in dotazione, la carica di numeri di telefono, indirizzi mail, IBAN, contatto MSN, profilo MySpace, XTube, sua nonna in carriola e tutto quello che pare indispensabile oggi per non essere definito asociale e, assetata di connettività anche quando dimena il culo sulla pista da ballo, va a cercare altri amici da aggiungere ai settemilaquattrocento che ha su Facebook.
Con la grande differenza che però questa è gente reale, ragazzi ormonici e 'mbriachi col cervello che gli stantuffa solo una idea fissa se, come nel filmato, ti ci strofini addosso come una con la labirintite alla fica (no, provate a dirmi che esagero dopo averla vista in azione dal minuto 2:20 in poi! Provateci!!!).
Questo spot mi fa venire voglia di diventare etero solo per sposarmi, fare una figlia, aspettare 16 anni che mi chieda di andare in disco con gli amici indossando quei jeans, per riempirle la faccia di ceffoni mentre le urlo "E io qui ti volevo brutta zozza!!! Vai a studiare il congiuntivo piuttosto!!!".
Ma possibile che adesso pure la moda debba giocare al ribasso coi giovani, offrendo come unico panorama culturale collettivo la necessità di rendersi popolari e ammiccanti e divorabili e connettibili sempre, 24 ore al giorno, spodestando, dal ruolo che le è proprio, la politica del modello berlusconiano e l'appiattimento dell'ultimo social network?
Ma se gira gira quella fine devi fa, non era tanto meglio il numero di cellulare scritto sulla parete del cesso invece di strusciare il culo su ogni pacco che ti ritrovi davanti come se ti prudesse per un attacco di emorroidi a grappolo?
"Perchè imparare a usare il congiuntivo quando sono così brava ad aprire il culo?"
lunedì 27 settembre 2010
Reportage del lunedì # 72
Buongiorno bella gente e, nel caso si trovi a passare di qua Noemi Letizia, anche a te repellente mostro plastiforme che pari un trans operato da un chirurgo con gran senso dell'umorismo!
Come state? Passato un bel fine settimana? Ecco, io no.
Sono stato giù dai miei questo weekend, in balìa di quegli intrighi, sotterfugi, ipocriti espedienti e tradimenti sussurrati che fanno tanto la tipica, sana famigliola italiana.
Io non aspiro a diventare modello di vita per i pubblicitari che mettono a punto le campagne del Mulino Bianco, ma voi l'avete mai vista una famiglia che fa davvero colazione tutti assieme come "nel mulino che vorrei"? Io mai.
Ora non dico di far rappresentare, da una bella attrice di mezza età, mia madre che smadonna perchè ha scordato la moka sul fuoco o, da qualche bambina prodigio che va di moda ora, quella gran scassacazzi della mia nipotina che sbriciola, vomita e piscia pure nei vasi delle piante, ma un minimo di realismo mai?
E invece, anzichè sul verde prato della iconografia spottiana, mi sono ritrovato a passare due giorni con persone a cui voglio bene ma che affiderei alla cura di un esorcista il prima possibile.
Mia madre, che mi chiede sottovoce del mio ragazzo solo quando si è assicurata di essere sola in casa con me e proferendo Marco a così basso volume che non capisco mai se abbia detto Marzo, Varco o Fave di Fuca... Ormai lo so che si sforza di sapere e di accettare e che appena la vedo muovere il labiale senza che suono alcuno sia prodotto dalle sue corde vocali vuol dire che mi sta chiedendo del genero degenere. E allora attacco a dirle le ultime news finchè non vedo che le orecchie le sanguinano e allora smetto perchè ha raggiunto il massimo livello di gayfriendlytà possibile per lei.
Poi c'è mio padre, che mi parla solo nel tragitto stazione-casa e casa-stazione.
A volte anche casa-cimitero e cimitero-casa se mi concedo una gitarella allegra in sua compagnia.
Il fatto è che al paese non ho più nessun amico, siamo tutti andati via per stare meglio nel corso degli anni. Sempre più spesso mi capita di entrare in casa il venerdì sera e riuscirne la domenica per tornarmene a Bologna.
La compagnia della famiglia è quindi non solo una detenzione obbligata ma, per molti versi, una pena accessoria di sadica ispirazione.
Poi c'è tutta la risma di fratelli, mogli e figli che già fatico a imbroccarne i nomi, figurarsi farmeli stare simpatici...
E le domande... Quante domande che fanno senza voler davvero sapere! Se ci fosse il "Campionato mondiale delle domande importanti di cui non vuoi conoscere la risposta", loro domanderebbero subito "...e come faccio a non partecipare?". Appunto.
Quanto son lunghi due giorni a contatto con altri simili a te ma così distanti dal tuo modo di essere e intendere.
Siamo tutti quanti come una covata appena scodellata di piccoli caimanini: siamo appiccicati l'un l'altro nelle nostre piccole uova traslucide a contatto forzato. Ci vediamo e ci sfioriamo ma sempre divisi da un'indistruttibile pellicina di rarefatta trasparenza.
E forse è un bene, perchè se un giorno il guscio molle dovesse spaccarsi, ci azzanneremmo per cannibalizzarci l'uno con l'altro.
Come state? Passato un bel fine settimana? Ecco, io no.
Sono stato giù dai miei questo weekend, in balìa di quegli intrighi, sotterfugi, ipocriti espedienti e tradimenti sussurrati che fanno tanto la tipica, sana famigliola italiana.
Io non aspiro a diventare modello di vita per i pubblicitari che mettono a punto le campagne del Mulino Bianco, ma voi l'avete mai vista una famiglia che fa davvero colazione tutti assieme come "nel mulino che vorrei"? Io mai.
Ora non dico di far rappresentare, da una bella attrice di mezza età, mia madre che smadonna perchè ha scordato la moka sul fuoco o, da qualche bambina prodigio che va di moda ora, quella gran scassacazzi della mia nipotina che sbriciola, vomita e piscia pure nei vasi delle piante, ma un minimo di realismo mai?
E invece, anzichè sul verde prato della iconografia spottiana, mi sono ritrovato a passare due giorni con persone a cui voglio bene ma che affiderei alla cura di un esorcista il prima possibile.
Mia madre, che mi chiede sottovoce del mio ragazzo solo quando si è assicurata di essere sola in casa con me e proferendo Marco a così basso volume che non capisco mai se abbia detto Marzo, Varco o Fave di Fuca... Ormai lo so che si sforza di sapere e di accettare e che appena la vedo muovere il labiale senza che suono alcuno sia prodotto dalle sue corde vocali vuol dire che mi sta chiedendo del genero degenere. E allora attacco a dirle le ultime news finchè non vedo che le orecchie le sanguinano e allora smetto perchè ha raggiunto il massimo livello di gayfriendlytà possibile per lei.
Poi c'è mio padre, che mi parla solo nel tragitto stazione-casa e casa-stazione.
A volte anche casa-cimitero e cimitero-casa se mi concedo una gitarella allegra in sua compagnia.
Il fatto è che al paese non ho più nessun amico, siamo tutti andati via per stare meglio nel corso degli anni. Sempre più spesso mi capita di entrare in casa il venerdì sera e riuscirne la domenica per tornarmene a Bologna.
La compagnia della famiglia è quindi non solo una detenzione obbligata ma, per molti versi, una pena accessoria di sadica ispirazione.
Poi c'è tutta la risma di fratelli, mogli e figli che già fatico a imbroccarne i nomi, figurarsi farmeli stare simpatici...
E le domande... Quante domande che fanno senza voler davvero sapere! Se ci fosse il "Campionato mondiale delle domande importanti di cui non vuoi conoscere la risposta", loro domanderebbero subito "...e come faccio a non partecipare?". Appunto.
Quanto son lunghi due giorni a contatto con altri simili a te ma così distanti dal tuo modo di essere e intendere.
Siamo tutti quanti come una covata appena scodellata di piccoli caimanini: siamo appiccicati l'un l'altro nelle nostre piccole uova traslucide a contatto forzato. Ci vediamo e ci sfioriamo ma sempre divisi da un'indistruttibile pellicina di rarefatta trasparenza.
E forse è un bene, perchè se un giorno il guscio molle dovesse spaccarsi, ci azzanneremmo per cannibalizzarci l'uno con l'altro.
martedì 21 settembre 2010
lunedì 20 settembre 2010
Il non reportage + Appello
Salta un turno l'appuntamento col reportage: non ho fatto assolutamente nulla se non stare a casa dal lavoro con la gastroenterite e imparare a pisciare non dal solito buco.
Vi invito invece ad aderire al passaparola via web per pubblicizzare l'avvio di Annozero questa settimana.
Che guardiate o meno il programma, che vi piaccia o meno Santoro, se avete a cuore la libertà di espressione, non statevene zitti ma...passateparola!
Vi invito invece ad aderire al passaparola via web per pubblicizzare l'avvio di Annozero questa settimana.
Che guardiate o meno il programma, che vi piaccia o meno Santoro, se avete a cuore la libertà di espressione, non statevene zitti ma...passateparola!
venerdì 17 settembre 2010
Music is my life...
Con il ricomincìo delle scuole, riapre per me la stagione che più aborro e che non dura mai abbastanza poco: quella in cui sono costretto a calibrare e modulare la mia esistenza sulla base di fregole e raptus altrui, in particolar modo di chi nella vita non ha realizzato altro che finire distesa in una sala parto con le mani di una ostetrica su per la fica e della relativa progenie.
I tempi di permanenza in bus per andare a lavoro sono magicamente raddoppiati da 3 giorni a questa parte grazie al traffico prodotto dalle sprintosissime mammine al volante (non voglio essere sessista in questo argomento ma, se ho già assistito a due incidenti di femminea matrice, qualcosa vorrà pur dire...), i metri cubi a testa a disposizione sul mezzo pubblico sono diventati millimetri quadrati e per tutta la durata del viaggio devo pregare l'obeso teenager di turno di scendere dai miei calli e non passarmi la gastroenterite (inutilmente...ce l'ho e sto scrivendo da casa...).
Eppure la cosa che mi infastidisce più di ogni altra, e che mi fa assomigliare alla Regan de L'esorcista quando le impongono il crocefisso, è la simbiosi, che ormai affligge tutti, tra orecchio e cuffiette e che trasforma questo branco di imbecilli in esseri mitologici metà brufoli e metà IPod.
Il giorno in cui anche in Italia si potrà intentare una sacrosanta class-action cercherò volontari a mezzo blog per citare in giudizio tutti i produttori di lettori mp3 a cominciare da Steve Jobs!
Possibile che si debbano ottenebrare il già non dotatissimo cervello sparandosi nelle orecchie iron, metallica e tutti quei gruppi lì che fanno la ruggine già alle otto meno un quarto?
Tu sei lì che non vedi l'ora di arrivare in ufficio per poterne uscire il prima possibile e ti trovi 'sti coglionazzi davanti: due borse sotto gli occhi che pare si siano fatti impiantare due cuccioli di sharpei sottoculari e le immancabili cuffiette che sparano musica istigante al genocidio, mentre la madre, che lo ha appena mollato alla fermata, va a schiantarsi contro il primo bidone del rusco solo per far sera potendo raccontare che oggi qualcosa è successo.
Lo sveglione tipo è poi uno che viene dalla provincia e spesso ha una t-shirt nera macchiata di sugo alla puttanesca. Venendo da lontano è quindi sul bus da prima degli altri e si è assicurato in tutta pacatezza un posto a sedere per la sua lobotomica mole.
Hai voglia te, vegliarda ottuagenaria che sei capitata per sbaglio fra queste righe, a cercare di impietosirli con sguardi imploranti ed espressioni di rugosità alla bisogna. La tua flebile vocina nulla può contro il volume mai posizionato sotto il livello 9 e, se pure provi a bussargli gentile su una spalla perchè gli occhi gli diventino meno vitrei e si fissino nelle tue cataratte notando che sei lì e che hai bisogno di sederti, le loro felpacce spesse quanto una cotica li proteggeranno a mo' di armatura e non avvertiranno la minima sensazione tattile che gli manifesti la tua presenza.
Spaccagli direttamente il bastone in testa appena ne hai l'opportunità e sentirai scoppiare il mio "BRAVAAA!!!".
Ma, passando su un piano più generale, sono rimasto l'unico a questo mondo a saper apprezzare il silenzio e a mantenere una ferma volontà di restare connesso anche auditivamente con la realtà che mi circonda?
Ormai si fa fatica anche a chiedere una informazione se per strada ti passano accanto solo automi rincretiniti da musica 24 ore su 24. Sono troppo timido e beneducato per poter fermare qualcuno con i fili che gli spuntano dalle orecchie per chiedere dov'è Via, lo Pio Purestavolta.
Perciò vi chiedo: ma non pensate che sia eccessiva l'importanza che stiamo dando alla musica? Che non abbia eroso spazi prima dedicati a riflessioni e contatto umano e che ci stiamo dedicando un pò troppo a una attività passivizzante e annullante? Che non ci sia qualcosa di strano se in palestra, con la musica sparata a palla dallo stereo, ognuno non trovi di meglio da fare che portarsi per di più il suo lettore mp3? Che nessuno si accorga di quanto è idiota ripetere a pappagallo "Ah, la musica è la mia vita!" cercando di trovarci un senso e darsi un tono al contempo?
Eh no, vi do una notizia: a meno che non vi chiamiate Dr. Frank-N-Furter e vi piaccia travestirvi o non abbiate un magnifico chignon e passiate la vostra giornata affacciata a un balcone della Casa Rosada con gli argentini che vi gridano "E-vi-ta! E-vi-ta!", NO, LA MUSICA NON E' LA VOSTRA VITA o almeno la vostra vita non è un musical!
E la necessità di un contatto umano ha già suonato da un pezzo il campanello d'allarme ma, ovviamente, nessuno lo sente...
I tempi di permanenza in bus per andare a lavoro sono magicamente raddoppiati da 3 giorni a questa parte grazie al traffico prodotto dalle sprintosissime mammine al volante (non voglio essere sessista in questo argomento ma, se ho già assistito a due incidenti di femminea matrice, qualcosa vorrà pur dire...), i metri cubi a testa a disposizione sul mezzo pubblico sono diventati millimetri quadrati e per tutta la durata del viaggio devo pregare l'obeso teenager di turno di scendere dai miei calli e non passarmi la gastroenterite (inutilmente...ce l'ho e sto scrivendo da casa...).
Eppure la cosa che mi infastidisce più di ogni altra, e che mi fa assomigliare alla Regan de L'esorcista quando le impongono il crocefisso, è la simbiosi, che ormai affligge tutti, tra orecchio e cuffiette e che trasforma questo branco di imbecilli in esseri mitologici metà brufoli e metà IPod.
Il giorno in cui anche in Italia si potrà intentare una sacrosanta class-action cercherò volontari a mezzo blog per citare in giudizio tutti i produttori di lettori mp3 a cominciare da Steve Jobs!
Possibile che si debbano ottenebrare il già non dotatissimo cervello sparandosi nelle orecchie iron, metallica e tutti quei gruppi lì che fanno la ruggine già alle otto meno un quarto?
Tu sei lì che non vedi l'ora di arrivare in ufficio per poterne uscire il prima possibile e ti trovi 'sti coglionazzi davanti: due borse sotto gli occhi che pare si siano fatti impiantare due cuccioli di sharpei sottoculari e le immancabili cuffiette che sparano musica istigante al genocidio, mentre la madre, che lo ha appena mollato alla fermata, va a schiantarsi contro il primo bidone del rusco solo per far sera potendo raccontare che oggi qualcosa è successo.
Lo sveglione tipo è poi uno che viene dalla provincia e spesso ha una t-shirt nera macchiata di sugo alla puttanesca. Venendo da lontano è quindi sul bus da prima degli altri e si è assicurato in tutta pacatezza un posto a sedere per la sua lobotomica mole.
Hai voglia te, vegliarda ottuagenaria che sei capitata per sbaglio fra queste righe, a cercare di impietosirli con sguardi imploranti ed espressioni di rugosità alla bisogna. La tua flebile vocina nulla può contro il volume mai posizionato sotto il livello 9 e, se pure provi a bussargli gentile su una spalla perchè gli occhi gli diventino meno vitrei e si fissino nelle tue cataratte notando che sei lì e che hai bisogno di sederti, le loro felpacce spesse quanto una cotica li proteggeranno a mo' di armatura e non avvertiranno la minima sensazione tattile che gli manifesti la tua presenza.
Spaccagli direttamente il bastone in testa appena ne hai l'opportunità e sentirai scoppiare il mio "BRAVAAA!!!".
Ma, passando su un piano più generale, sono rimasto l'unico a questo mondo a saper apprezzare il silenzio e a mantenere una ferma volontà di restare connesso anche auditivamente con la realtà che mi circonda?
Ormai si fa fatica anche a chiedere una informazione se per strada ti passano accanto solo automi rincretiniti da musica 24 ore su 24. Sono troppo timido e beneducato per poter fermare qualcuno con i fili che gli spuntano dalle orecchie per chiedere dov'è Via, lo Pio Purestavolta.
Perciò vi chiedo: ma non pensate che sia eccessiva l'importanza che stiamo dando alla musica? Che non abbia eroso spazi prima dedicati a riflessioni e contatto umano e che ci stiamo dedicando un pò troppo a una attività passivizzante e annullante? Che non ci sia qualcosa di strano se in palestra, con la musica sparata a palla dallo stereo, ognuno non trovi di meglio da fare che portarsi per di più il suo lettore mp3? Che nessuno si accorga di quanto è idiota ripetere a pappagallo "Ah, la musica è la mia vita!" cercando di trovarci un senso e darsi un tono al contempo?
Eh no, vi do una notizia: a meno che non vi chiamiate Dr. Frank-N-Furter e vi piaccia travestirvi o non abbiate un magnifico chignon e passiate la vostra giornata affacciata a un balcone della Casa Rosada con gli argentini che vi gridano "E-vi-ta! E-vi-ta!", NO, LA MUSICA NON E' LA VOSTRA VITA o almeno la vostra vita non è un musical!
E la necessità di un contatto umano ha già suonato da un pezzo il campanello d'allarme ma, ovviamente, nessuno lo sente...
lunedì 13 settembre 2010
Reportage del lunedì # 71 (edizione telegrafica!)
Oggi mi massacrano in ufficio quindi posso scroccare poche connessioni ludiche e personali!
Devo sbrigarmi a buttar giù due righe sul weekend sennò non ne resta traccia e mi parrà di non averlo manco vissuto! Giammai!
Venerdì, serata di beneficenza e bella musica al concerto della Mannoia (entrata libera a offerta spontanea) nel mezzo della Festa dell'Unità. Un freddo micidiale e la grande interpretazione di nostra signora della musica italiana facevano a gara a regalarci brividi. Un personaggio dal carisma incredibile e all'altezza delle aspettative da cui si lascia precedere. Ho avuto gli occhi umidi dalla prima all'ultima nota di "Lunaspina", canzone che ignoravo e che adesso è nel mio DNA, grazie Fiorella.
Mi chiedo che fine abbiano fatto tutte quelle che volevano in un certo senso rimpazzarla come la Turci o la Rei. Trovate anche voi delle affinità tra loro o solo io?
Sabato, gran cenone recuperativo a casa di Pablo...era davvero un secolo che non facevamo una cena tutti assieme. La Banda del Buco (non ho tempo di spiegare quale) al completo ha avuto modo di strafogarsi, sbevicchiare e sparare stronzate come non mai. Durante la rencontre è stato assegnato il premio alla battuta più scema e ha vinto Ale con "A Madonna non se la Gaga più nessuno" anche se io avrei tifato più volentieri per quella di Luca ("Come faccio a scaricare le tensioni?" "Ma con Emule!").
Domenica è stata la giornata più malinconica dell'anno, quella in cui vai al mare già sapendo che è il giorno dell'arrivederci all'anno prossimo. Le temperature sono decisamente cambiate e hanno indossato l'abito bello autunnale. Per festeggiare adeguatamente la fine della bella stagione io e Marco ci siamo trattenuti fino a sera a Lido di Dante e ci siamo concessi una abbuffata di pesce come dio nettuno comanda: antipasto, gran grigliata e fritturona mista! Brindisi coi lacrimoni d'ordinanza: A questa estate, tanto intensa quanto nostra...
Devo sbrigarmi a buttar giù due righe sul weekend sennò non ne resta traccia e mi parrà di non averlo manco vissuto! Giammai!
Venerdì, serata di beneficenza e bella musica al concerto della Mannoia (entrata libera a offerta spontanea) nel mezzo della Festa dell'Unità. Un freddo micidiale e la grande interpretazione di nostra signora della musica italiana facevano a gara a regalarci brividi. Un personaggio dal carisma incredibile e all'altezza delle aspettative da cui si lascia precedere. Ho avuto gli occhi umidi dalla prima all'ultima nota di "Lunaspina", canzone che ignoravo e che adesso è nel mio DNA, grazie Fiorella.
Mi chiedo che fine abbiano fatto tutte quelle che volevano in un certo senso rimpazzarla come la Turci o la Rei. Trovate anche voi delle affinità tra loro o solo io?
Sabato, gran cenone recuperativo a casa di Pablo...era davvero un secolo che non facevamo una cena tutti assieme. La Banda del Buco (non ho tempo di spiegare quale) al completo ha avuto modo di strafogarsi, sbevicchiare e sparare stronzate come non mai. Durante la rencontre è stato assegnato il premio alla battuta più scema e ha vinto Ale con "A Madonna non se la Gaga più nessuno" anche se io avrei tifato più volentieri per quella di Luca ("Come faccio a scaricare le tensioni?" "Ma con Emule!").
Domenica è stata la giornata più malinconica dell'anno, quella in cui vai al mare già sapendo che è il giorno dell'arrivederci all'anno prossimo. Le temperature sono decisamente cambiate e hanno indossato l'abito bello autunnale. Per festeggiare adeguatamente la fine della bella stagione io e Marco ci siamo trattenuti fino a sera a Lido di Dante e ci siamo concessi una abbuffata di pesce come dio nettuno comanda: antipasto, gran grigliata e fritturona mista! Brindisi coi lacrimoni d'ordinanza: A questa estate, tanto intensa quanto nostra...
giovedì 9 settembre 2010
Infolmazioni di selvizio
Se un giorno doveste perdere la testa per l'involtino di un asiatico o seguire, innamorati persi, una gonnella di carta di riso, ecco qualche utile consiglio spiccio su come districarsi a Pechino e dintorni direttamente dalla viva testimonianza di Ding, il mio nuovo coinquilino da 4 giorni in qua.
- Partiamo con cose facili e forse ovvie: manco loro hanno il bidè! Ora io mi chiedo come può un popolo millenario e tanto saggio non aver inventato il modo per sciacquarsi il culo dopo la popò senza dover fare acrobazie nella vasca da bagno... Ho capito che hanno inventato la polvere da sparo, ma vuoi mettere un fuoco d'artificio nel cielo con i mortaretti che puoi goderti in camera da letto quando i due o più partner sono igienicamente pronti e generosi nell'intimo?
SCENA: Ding chiama me e Marco in bagno con una verecondia che avevo trovato finora solo in "Storia di una capinera" e col ditino proteso e interrogativo ci fa: "Non vorrei fare un uso improprio di quello...ma che cos'è???". Ve lo traduco per comodità ma con Ding parliamo solo in mandarino e, se proprio proprio lui non conosce gli ultimi ideogrammi più moderni, allora gli vado incontro parlando in inglese. Subito Marco si fa un dovere di aumentare il già vastissimo gap culturale con un laconico "When you go to the toilet, use it...". Ding ha fissato il misterioso oggetto ceramico non identificato, poi il suo gemello con l'acqua sifonica che gli stava accanto e, sbiancando un pò l'ocra del suo volto in un tenue giallo canarino ci balbetta "Ma...ma io...credevo di dover usare quello!". Capisco l'equivoco e intervengo prima di trovarmi tutto il bidè scagazzato per i mesi a venire. Così gli dico dove deve deporre i suoi scarti organici e come usare correttamente lo sciacquapalle&company. Ma una dimostrazione pratica urge e Marco, in fondo copevole di aver ingenerato il kwi-plo-kwo, deve sedersi (vestito) e far vedere come funziona l'apparato. Sono corso a prendere la fotocamera per immortalare la lezione di vita occidentale made in Ideal Standard ma purtroppo le batterie erano scariche...
- Se in Cina chiedete un bicchiere di acqua fresca è possibile che ve lo servano a 80 gradi. Questo perchè in moltissime regioni c'è l'uso di bollire l'acqua del rubinetto e consumarla bollente o appena meno ustionante, anche senza the o altre spezie dentro. Lo fanno per motivi igienici e perchè ritengono sia salutare fluidificare il muco specie nella stagione fredda.
- In Cina Internet è censurato e si sa. Strumenti utilizzati quotidinamente da noi tutti come Facebook e Google funzionano a singhiozzo e non hanno alcuna affidabilità quanto ai risultati delle ricerche. I cinesi però devono essere un popolo abbastanza autoironico se riescono a coniare battute come questa: "La nostra opera più grande non è The Great Wall ma The Great Firewall!". Triste ma vero... La Grande Muraglia non riuscirà mai a pareggiare l'isolamento antidemocratico che il divieto all'accesso alla rete riesce a generare e mantenere.
Come possono continuare a vivere senza poter cercare parole come MC DONALD o LIBERISMO CAPITALISTICO o DOPPIA PENETRAZIONE solo loro lo sanno...
- Nonostante siano passati anni dal suo varo, la politica del figlio unico ha ancora una notevolissima applicazione: in città è doveroso fermarsi al primogenito: qualunque sia il suo sesso, prendi e porti a casa; in campagna è prevista una deroga se il primogenito è femmina: solo in questo caso hai una seconda chance con un'altra filiazione.
E comunque i bebè che hanno il cattivo gusto di incaponirsi a voler nascere femmina, procurano ai genitori dagli occhi a mandorla un piacere paragonabile solo a due bacchette infilate su per il naso. Con tutto il maiale in agrodolce tenuto in punta, ovvio...
Alla prossima con altre news dalla Cina che è vicina, ma per fortuna non troppo!
P.S. Ah, nel caso vi servissero borse Ciucci o scarpe Mike, fatemi sapere che ho in mente di aprire una piccola attività collaterale... Appena ci prendo la giusta confidenza col ragazzino, pure gli iPhon gli faccio clonare!
- Partiamo con cose facili e forse ovvie: manco loro hanno il bidè! Ora io mi chiedo come può un popolo millenario e tanto saggio non aver inventato il modo per sciacquarsi il culo dopo la popò senza dover fare acrobazie nella vasca da bagno... Ho capito che hanno inventato la polvere da sparo, ma vuoi mettere un fuoco d'artificio nel cielo con i mortaretti che puoi goderti in camera da letto quando i due o più partner sono igienicamente pronti e generosi nell'intimo?
SCENA: Ding chiama me e Marco in bagno con una verecondia che avevo trovato finora solo in "Storia di una capinera" e col ditino proteso e interrogativo ci fa: "Non vorrei fare un uso improprio di quello...ma che cos'è???". Ve lo traduco per comodità ma con Ding parliamo solo in mandarino e, se proprio proprio lui non conosce gli ultimi ideogrammi più moderni, allora gli vado incontro parlando in inglese. Subito Marco si fa un dovere di aumentare il già vastissimo gap culturale con un laconico "When you go to the toilet, use it...". Ding ha fissato il misterioso oggetto ceramico non identificato, poi il suo gemello con l'acqua sifonica che gli stava accanto e, sbiancando un pò l'ocra del suo volto in un tenue giallo canarino ci balbetta "Ma...ma io...credevo di dover usare quello!". Capisco l'equivoco e intervengo prima di trovarmi tutto il bidè scagazzato per i mesi a venire. Così gli dico dove deve deporre i suoi scarti organici e come usare correttamente lo sciacquapalle&company. Ma una dimostrazione pratica urge e Marco, in fondo copevole di aver ingenerato il kwi-plo-kwo, deve sedersi (vestito) e far vedere come funziona l'apparato. Sono corso a prendere la fotocamera per immortalare la lezione di vita occidentale made in Ideal Standard ma purtroppo le batterie erano scariche...
- Se in Cina chiedete un bicchiere di acqua fresca è possibile che ve lo servano a 80 gradi. Questo perchè in moltissime regioni c'è l'uso di bollire l'acqua del rubinetto e consumarla bollente o appena meno ustionante, anche senza the o altre spezie dentro. Lo fanno per motivi igienici e perchè ritengono sia salutare fluidificare il muco specie nella stagione fredda.
- In Cina Internet è censurato e si sa. Strumenti utilizzati quotidinamente da noi tutti come Facebook e Google funzionano a singhiozzo e non hanno alcuna affidabilità quanto ai risultati delle ricerche. I cinesi però devono essere un popolo abbastanza autoironico se riescono a coniare battute come questa: "La nostra opera più grande non è The Great Wall ma The Great Firewall!". Triste ma vero... La Grande Muraglia non riuscirà mai a pareggiare l'isolamento antidemocratico che il divieto all'accesso alla rete riesce a generare e mantenere.
Come possono continuare a vivere senza poter cercare parole come MC DONALD o LIBERISMO CAPITALISTICO o DOPPIA PENETRAZIONE solo loro lo sanno...
- Nonostante siano passati anni dal suo varo, la politica del figlio unico ha ancora una notevolissima applicazione: in città è doveroso fermarsi al primogenito: qualunque sia il suo sesso, prendi e porti a casa; in campagna è prevista una deroga se il primogenito è femmina: solo in questo caso hai una seconda chance con un'altra filiazione.
E comunque i bebè che hanno il cattivo gusto di incaponirsi a voler nascere femmina, procurano ai genitori dagli occhi a mandorla un piacere paragonabile solo a due bacchette infilate su per il naso. Con tutto il maiale in agrodolce tenuto in punta, ovvio...
Alla prossima con altre news dalla Cina che è vicina, ma per fortuna non troppo!
P.S. Ah, nel caso vi servissero borse Ciucci o scarpe Mike, fatemi sapere che ho in mente di aprire una piccola attività collaterale... Appena ci prendo la giusta confidenza col ragazzino, pure gli iPhon gli faccio clonare!
lunedì 6 settembre 2010
Reportage del lunedì # 70
E, come i solleciti per il pagamento del canone Rai (non mi avrete mai, brutti bastardi!!!), ecco tornare puntuali i miei reportage da quella terra strana e straniera a metà tra l'esperienza personale diretta e un brutto sogno di Stefania Marchi col ciclo.
Che ci troverete di bello? Mah, contenti voi...
Sabato, sveglia di buon'ora per mettere in valigia gli ultimi orpelli di cui mi servirò nella trasferta tirolese: la coppia di Innsbruck conosciuta a giugno in Croazia, che forse solo per incauta gentilezza ci aveva invitati per un fine settimana in Austria, si troverà tra i piedi per 24 ore il sottoscritto e suo moglio.
Avete mai notato quanto i bagagli siano praticamente uguali se si sta fuori un giorno o tre? Le cose base che servono per la sopravvivenza vanno portate comunque, anche se si sta fuori solo una manciata di ore. E allora prendi le pantofole, non dimenticare il lubrificante, attenzione allo spazzolino da denti, vietato scordarsi di caricabatterie e crackers per il viaggio che in autogrill costano il quadruplo (non mi avrete mai, brutti bastardi!!!). In un batter d'occhio ti ritrovi con due trolley pieni e un interrogativo incessante nella testa: ma avrò preso tutto?
Ora io non so se ogni abitante di quelle felici valli abbia avuto la brillante idea di invitare due italiani per questo weekend, sta di fatto che il traffico all'andata è stato più snervante che cercare di capire se ha davvero un senso la vita dei dj radiofonici. 6 ore e mezza al posto delle meno di quattro preventivate da Google Maps... Ora dico io, se non posso neanche credere in Google Maps, allora ditelo che devo rassegnarmi ad un completo e non perfettibile ateismo!
Per fortuna all'arrivo veniamo ripagati e consolati di tanto affanno: i nostri gentili ospiti ci accolgono nella loro calda dimora (la casa più bella mai vista in vita mia e che non smetterò di fissare strofinandomi gli occhi come un bimbo con l'orzaiolo) con tutto l'affetto, il cibo, le attenzioni e la generosità fisica di cui sono capaci...
Gita nel centro cittadino, abbuffata di un dolce tipico fatto di albicocca e pastella cotte nello sciroppo con avvoltolatura di mollica fritta e bagnata in burro fuso con zucchero a velo sopra, complimentazioni ai (pochi a dire il vero) figoni locali e aperitivo con spumante e frutta tanto per gradire. Al ritorno a casa, mentre i tirolesi preparano la cena, io e Marco apparecchiamo la tavola e cerchiamo di fare brutte figure in inglese. Stranamente ci riesce fare le due cose all'unisono.
Mi stupisco spesso di quanta buona creanza riesco a sciorinare nei momenti difficili della vita, ma essere riuscito a mandare giù un enorme agglomerato di aglio, cipolla e cumino con tracce di polpettone dentro è stato davvero uno degli apici della mia buona educazione manieristica e ottocentesca.
Dopo un dopocena vietato ai minori, tutti a nanna nel lettone sormontato dalla Velux che dava sul cielo stellato e terso più luccicoso che madre natura abbia mandato a umane diottrie.
Domenica, sveglia sbaciucchiosa per 4, colazione ipercalorica e passeggiata per boschi, laghi, campi sterminati di pannocchie, fungaie, prati e giardini straricolmi di fioriture colorate. Lì tutti salutano tutti per strada e, per un cittadino arido e cinico come sono diventato, è davvero curioso poter dare confidenza a uno sconosciuto e non dover controllare il portafogli subito dopo o temere che ti abbia attaccato lo scolo. Appena dopo pranzo, purtroppo, dobbiamo dare commiato da tanto amore e ritornare a Bologna: abbiamo trovato il nuovo coinquilino, un ragazzo cinese di 24 anni che da stasera si trasferisce da noi. Ma sarò suicida a mettermi in casa un cinese? E come faccio ora con le battute? Chiedere a me di non prendere per il culo qualche miliardo di occhi a mandorla è come chiedere ad Antonella Clerici di non dare ricette o cercare di persuadere la Carfagna che la bocca si può anche usare solo per bere acqua!
Comunque una nuova fase e una nuova coabitazione cominciano da oggi. Se ci saranno delle belle, delle brutte o delle così così, state sicuri che le leggerete qui!
mercoledì 1 settembre 2010
Spento
Che dire?
Non trovo i termini corretti per tradurre i miei pensieri ubriachi. Barcollano nella testa andando a sbattere sulle tempie come pipistrelli senza sonar.
La fine dell'estate e della brevissima parentesi di goduria guadagnata un anno mi sconvolge sempre, a dispetto di tutte le precauzioni che prendo per non farlo capitare.
Una tristezza depressa mi sfloscia il fiato e taglia le gambe ogni volta che torno dall'estero (Barcellona prima di tutto). Tornare in Italia mi sembra sempre un fallimento.
Il solito tran tran mi tedia a ammorba.
Son tornato ad avere come obiettivo principale delle mie giornate lavorative il raggiungere l'ufficio il prima possibile per inserire una tessera di plastica dentro due fessure metalliche per ricavarne un BIP! gracchiante a intervalli cadenzati. In mezzo, solo il controllo di requisiti formali di atti amministrativi, qualche raccomandata e, se mi va di culo, un caffè coi colleghi.
Mi chiedo perché faccio così? Perché non mi arrendo mai all'idea di essere un privilegiato per il solo fatto di avere un lavoro e la salute. Perché ancora bramo cataclismi esistenziali e fughe dal già visto e conosciuto.
Gli anni passano ma portano solo qualche capello bianco e niente saggezza; due rughe in più ai lati del sorriso che mi ostino a indossare, ma nessuna quiete interiore.
Eppure mi devo decidere a provarla questa ennesima fuga, bisogna che tenti almeno ad andare lì dove mi sento vivo e galoppante.
Lo devo all'unica vita che sento di avere e ai palpiti irrequieti che ancora mi graffitano il cuore.
Non trovo i termini corretti per tradurre i miei pensieri ubriachi. Barcollano nella testa andando a sbattere sulle tempie come pipistrelli senza sonar.
La fine dell'estate e della brevissima parentesi di goduria guadagnata un anno mi sconvolge sempre, a dispetto di tutte le precauzioni che prendo per non farlo capitare.
Una tristezza depressa mi sfloscia il fiato e taglia le gambe ogni volta che torno dall'estero (Barcellona prima di tutto). Tornare in Italia mi sembra sempre un fallimento.
Il solito tran tran mi tedia a ammorba.
Son tornato ad avere come obiettivo principale delle mie giornate lavorative il raggiungere l'ufficio il prima possibile per inserire una tessera di plastica dentro due fessure metalliche per ricavarne un BIP! gracchiante a intervalli cadenzati. In mezzo, solo il controllo di requisiti formali di atti amministrativi, qualche raccomandata e, se mi va di culo, un caffè coi colleghi.
Mi chiedo perché faccio così? Perché non mi arrendo mai all'idea di essere un privilegiato per il solo fatto di avere un lavoro e la salute. Perché ancora bramo cataclismi esistenziali e fughe dal già visto e conosciuto.
Gli anni passano ma portano solo qualche capello bianco e niente saggezza; due rughe in più ai lati del sorriso che mi ostino a indossare, ma nessuna quiete interiore.
Eppure mi devo decidere a provarla questa ennesima fuga, bisogna che tenti almeno ad andare lì dove mi sento vivo e galoppante.
Lo devo all'unica vita che sento di avere e ai palpiti irrequieti che ancora mi graffitano il cuore.
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